domenica 27 giugno 2010

"l'astensione obbligatoria dopo il parto è un privilegio", una maestra risponde alla Ministra Gelmini

Gentile Ministro Gelmini,
l’altro giorno, leggendo la sua intervista sul Corriere della Sera, in cui dichiarava che l’ASTENSIONE OBBLIGATORIA DOPO IL PARTO è un privilegio, sono rimasta basita.
Per capire che Lei di educazione ne capisse poco, non era necessaria la laurea in pedagogia, che io possiedo e Lei no, o i tre corsi post laurea, che io possiedo e Lei no, visto quello che sta combinando alla scuola statale.
Ma almeno speravo avesse competenze giuridiche, essendo Lei avvocato ed io no.
Certo, dato che Lei, ora paladina della regionalizzazione, si è abilitata in “zona franca” (quel di Reggio Calabria) perché più facile (come da Lei con un’ingenuità e candore imbarazzante affermato), lo si poteva supporre.
E allora, prima le faccio una piccola lezione di diritto, e poi parliamo d’educazione.
L’astensione dopo il parto, sulla quale Lei oggi con tanta leggerezza motteggia, è definita OBBLIGATORIA ed è un diritto inalienabile previsto da quelle leggi per cui donne molto più in gamba di Lei e di me hanno combattuto strenuamente, a tutela delle lavoratrici madri.
Discorso diverso è il congedo parentale, di cui si può fruire, dopo i tre mesi di vita del bambino, per un totale di 180 giorni, solo in parte retribuiti integralmente.
Ovviamente per persone come Lei, con un reddito di oltre 150.000 euro l’anno, pari quasi a quello del governatore della California Arnold Schwarzenegger, discutere di retribuzione in questo caso più che un privilegio è un’eresia.
Ovviamente Lei non può immaginare, perché può permettersi tate, tatine, nido “aziendale” al ministero, ma LA GENTE NORMALE, che Lei dice di comprendere, ha a che fare con file d’attesa interminabili per nidi insufficienti e costi per babysitter superiori a quelli della propria retribuzione.
Voglio dirle una cosa però, consapevole che le mie affermazioni susciteranno più clamore delle sue, DA PEDAGOGISTA E DA ESPERTA, affermo che fruire dell’astensione OBBLIGATORIA oltre che un DIRITTO è anche un DOVERE, prima di tutto morale e poi anche sociale.
Come vede ho più volte sottolineato la parola OBBLIGATORIA, che già di per sè dovrebbe suggerirle qualcosa. Ma preferisco spiegarmi meglio, anche se è necessaria una piccola premessa doverosa.
Lei, come tante donne, crede che l’essere madre, anche se nel suo caso da pochi giorni, Le dia la competenza per parlare e pontificare su educazione e sviluppo del bambino, ai quali grandi studiosi hanno dedicato anni e anni di studio.
In realtà, per dibattere sulla pedagogia, oggi chiamata più propriamente SCIENZE DELL’EDUCAZIONE, bisogna avere competenze specifiche, che dalle sue dichiarazione Lei non sembra possedere.
Le potrei parlare della teoria sull’attaccamento di Bowlby, dell’imprinting, e di etologia, ma non voglio confonderle le idee e quindi ricorro ad esempi più accessibili. Basta guardare il regno animale per rendersi conto come le femmine di tutte le speci non si allontanano dai cuccioli e dedicano loro attenzione massima e cura FINO ALLO SVEZZAMENTO.
Non è una legge specifica relativa agli umani, ma della natura tutta.
Procreare, infatti, implica delle responsabilità precise, è una scelta di vita, CHE SE CAMBIA IL COMPORTAMENTO ANIMALE, A MAGGIOR RAGIONE CAMBIA LA VITA DI UNA DONNA.
Sbaglia chi crede che l’arrivo di un figlio, non comporti cambiamenti nella propria vita.
Un bambino non chiede di nascere, fare un figlio non è un capriccio da togliersi, ma una scelta di servizio, di dono di se stessi e anche del proprio tempo.
Non sono i figli che devono inserirsi nella nostra vita, siamo noi che dobbiamo cambiarla per renderla a loro misura. Se non facciamo questo, potremmo fare crescere bambini soli, senza autostima e con poca sicurezza di sé.
Bambini affamati di attenzioni, perché non gliene è stata data abbastanza nel momento in cui ne avevano massimo bisogno, cioè i primi mesi di vita.
L’idea che non capiscono niente, che non percepiscono la differenza ad esempio tra un seno materna e un biberon della tata, è solo nostra.
Ciò non vuol certo dire che tutti bambini allattati artificialmente o che tutti bambini con genitori che tornano subito a lavoro, saranno dei disadattati.
Ma bisogna fare del nostro meglio per farli crescere bene, come quando in gravidanza assumevamo l’acido folico, per prevenire la “spina bifida”.
I bambini hanno nette percezioni, già nel grembo materno.
L’idea, che se piangono non si devono prendere in braccio “perché si abituano alle braccia”, è un luogo comune.
Le “abitudini” arrivano dopo i 6 mesi, fino ad allora è tutto amore.
Non è un caso che studi recenti, riabilitano il cosleeping, (dormire nel lettone) e i migliori pediatri sostengono la scelta dell’allattamento a richiesta. Il volere educare i bambini inquadrandoli come soldati, già dai primi giorni di vita, non solo é antisociale, perché una generazione cresciuta senza il rispetto dei suoi ritmi di crescita può essere inevitabilmente compromessa, ma è un comportamento al di fuori delle più elementari regole umane e naturali.
Poi è anche vero che per molte donne, tornare a lavorare subito dopo il parto sia una necessità assoluta.
Ma per questo problema dovrebbe intervenire adeguatamente lo Stato e non certo con affermazioni come le sue.
Mi rendo conto che il suo lavoro le permette di lasciare la bambina, rilasciare interviste di questo tipo (di cui noi non sentivamo la necessità) e tornare con comodo da sua figlia.
Ma ci sono lavori che richiedono tempi e una fatica fisica e mentale che Lei non conosce.
Tempo che sarebbe inevitabilmente tolto ad un neonato che ha bisogno di una mamma “fresca”, che gli dedichi la massima attenzione.
Noi donne infatti, se spesso per necessità ci comportiamo come Wonder Woman, poi siamo colpite da sindrome di sovraffaticamento.
E non è vero che è importante la qualità e non la quantità: – perché la qualità del tempo di una mamma da pochi giorni, che rientra nel tritacarne della routine quotidiana, aggiungendo il carico della gestione di un neonato, può essere compromessa. – perché un bambino non dovrebbe scegliere tra qualità e quantità, almeno nei primi mesi, dovrebbe disporre di entrambe le cose.
Per non parlare poi del fatto, che se un genitore non può  permettersi qualcuno che tenga il bambino nella propria casa, nel corso degli spostamenti, lo espone, con un bagaglio immunologico ancora carente, alle intemperie o alle inevitabili possibilità di contagio presenti in un nido.
Infatti, è scientificamente provato che i bambini, che vanno al nido troppo presto, o che non vengono allattati al seno, sono più soggetti ad ammalarsi, con danno economico sia per le famiglie che per il sistema sanitario.
Poi per carità, si può obiettare, che ci sono bambini che si ammalano anche in casa, o come succede anche ai bambini allattati al seno, ma è come dire ad un medico, che giacché si è avuto un nonno fumatore campato 100 anni, non è vero che il fumo fa male.
Bisogna dunque incentivare i comportamenti da genitore virtuoso, anche con la consapevolezza che i bambini non sono funzioni matematiche, ma si può fare molto, per favorire una crescita armoniosa, già dalla prima infanzia, se non addirittura durante la gravidanza.
E allora le domando Ministro, di svolgere il suo ruolo importante istituzionale con maggiore serietà, cercando di evitare affermazioni fuori luogo come questa, o come quella secondo cui “studiare non è poi così importante”,  prendendo Renzo Bossi come esempio.
Si dovrebbe impegnare di più nell’analisi dei problemi, per evitare valutazioni errate e posizioni dannose per lei, per gli altri e per il paese.
Perché forse qualcuno potrebbe aver pensato che tutto sommato il suo era un ministero poco importante, che se  guidato da un giovane ministro senza competenze specifiche, “non poteva arrecare grossi danni”, soprattutto obbedendo ciecamente ai dettami del Tesoro, ma Lei con la sua presunzione di voler parlare di cose che non conosce, sta contribuendo a minare il futuro di un’intera generazione.
Un’ultima cosa, Lei che di privilegi se ne intende bene, essendo un politico, la usi con maggiore pudore questa parola.

05-05-10
Rosalinda Gianguzzi
Insegnante precaria della Scuola Primaria siciliana.
Mamma e docente per vocazione, scrittrice per diletto

domenica 20 giugno 2010

GRAZIE A TUTTE E TUTTI PER LA SPLENDIDA GIORNATA!!

Oggi, 19 giugno, è un giorno importante: Torino ha voluto dare un segnale forte con una grande manifestazione politica unitaria.

Ribadiamo con forza al Presidente della Regione Cota e più in generale a questo Governo, che sembrano aver dimenticato la cultura dei diritti, che le loro minacce non si levano nell’indifferenza.
In questa giornata di lotta e di festa siamo tantissimi e tantissime, un fiume di persone che nelle loro diversità si riconoscono nella comune volontà di difendere le libertà.
Continuiamo ad affermare che valori quali l’autodeterminazione, la laicità, l’antirazzismo e l’antifascismo non sono sacrificabili per l’interesse del potere politico, ecclesiastico o economico che sia.
E’ per la salvaguardia di questi valori che oggi siamo scese in piazza, in un’unione tra donne che va al di là dei confini generazionali, al di la dell’orientamento sessuale e della provenienza geografica.
L’attacco sistematico alla libertà delle donne di abortire e di scegliere il metodo che ritengono più adeguato si inserisce pienamente in un panorama di accerchiamento politico sempre più insistente che va dai luoghi di lavoro alle camere di ospedale e che colpisce tutte e tutti.
Le donne vengono dipinte come 'irresponsabili e abortire diventa una colpa da espiare con dolore.
Non è vero che le donne prendano alla leggera la decisione di abortire. Non è vero che la RU 486 è una scorciatoia, è solo un metodo meno invasivo.
Non capiamo come Cota e i suoi colleghi abbiano la spudoratezza di puntare il dito verso le donne in nome della vita e della famiglia quando attuano politiche sociali distruttive:
favoriscono il precariato, approvano contratti in cui si diminuiscono i permessi familiari, mirano a smantellare e privatizzare il servizio sanitario fino a negare il diritto alla salute ai migranti.
La libertà non può restare una bella parola solo sulla carta.
Vogliamo che nell'accesso al lavoro l'essere donna non sia un fattore discriminante e che la smania di ricchezza di pochi non ci obblighi a vivere un'esistenza precaria e incerta.
Vogliamo che l'università torni a svolgere il suo ruolo sociale e che sia un luogo di libera ricerca e non un luogo di sfruttamento in cui la ricercatrici precarie non hanno neanche diritto alla maternità.
Essere precari oggi significa vedere negato il proprio diritto alla scelta, all'autonomia, alla libertà
Essere donne precarie significa essere ricattabili, non avere nessun tipo di tutela.
Essere donne precarie significa portare sulle proprie spalle il peso di una maternità ad alta velocità.
Quella maternità tanto santificata e difesa dal mondo politico ed ecclesiastico è in realtà un lusso che non tutte ci possiamo permettere.
Come possiamo essere libere?? Come possiamo scegliere liberamente di essere madri se c’è un governo che permette ai datori di lavoro di imporci di firmare dimissioni in bianco ?
Vogliamo che le famiglie siano davvero tutelate e che le libere unioni di persone che si amano abbiano i mezzi per poterle creare, indipendentemente dall’orientamento sessuale, dalle condizioni economiche e dal lavoro che svolgono.

Siamo qui oggi per rivendicare con forza la libertà di scelta sul nostro corpo, sulla nostra vita e sul nostro futuro e continueremo tutti e tutte, insieme, nei prossimi mesi ed anni a difendere i diritti già conquistati e a lottare per quelli che ancora non ci sono riconosciuti.

venerdì 18 giugno 2010

LIBERE DI FATTO

Viviamo nel Paese della libertà, dove tutto è possibile, dove ogni comportamento è lecito. I nostri sogni sono sempre realizzabili e qualunque lavoro accessibile. I retaggi della cultura patriarcale sono ormai in soffitta. L'evoluzione dei costumi ha portato ad una libera sessualità. Le donne possono lavorare ed essere a capo di ministeri e di Confindustria. L'omosessualità non è più una malattia contagiosa. Siamo nella società del benessere, dove tutto può essere comprato e raggiunto. E gli episodi di omofobia e sessismo sono sporadici atti di bullismo che l'opposizione cavalca per strumentalizzare l'informazione a danno della santa maggioranza.
...o così sembra...
Eppure viviamo in un Paese dove precariato è sinonimo di lavoro, dove lo Stato non è garante dell'uguaglianza sociale, dove l'omosessualità è sopportata a fatica, dove le aggressioni non sono impedite ma sottovalutate, dove l'aborto viene ancora considerato una colpa da espiare col dolore.
Possiamo davvero dirci libere e liberi di scegliere?
Per poter essere veramente libere e liberi abbiamo bisogno che le istituzioni non si pongano come primo ostacolo tra noi e i nostri diritti.
In Italia ancora oggi non esiste la possibilità di sposarsi per persone dello stesso sesso e nemmeno un riconoscimento delle coppie di fatto, persone che da anni condividono un percorso di vita e sono a tutti gli effetti una famiglia. Nella nostra Regione il neo eletto Cota ha dichiarato di voler boicottare in ogni modo l'utilizzo della RU 486 e nel resto del Paese il panorama non è migliore: continuano ad innalzarsi nuove barriere tra le donne e il loro diritto di scegliere sul proprio corpo.
Ma, se anche le coppie di fatto fossero riconosciute, se persone dello stesso sesso potessero sposarsi, se l'aborto, la maternità e l'autodeterminazione fossero giuridicamente garantiti e non più condizionati da una politica prona di fronte al Vaticano, tutto ciò non basterebbe.
La libertà non può restare una bella parola sulla carta, né la promessa mai mantenuta del partito di maggioranza. Perché la parola libertà riacquisti il suo senso è necessario che sia presente nelle vite di tutte e tutti noi, lo Stato deve essere il custode dei diritti non il primo a violarli.
Vogliamo che nell'accesso al lavoro l'essere donna non sia un fattore discriminante e che la smania di ricchezza di pochi non ci obblighi a vivere un'esistenza precaria e incerta. Vogliamo che l'università torni a svolgere il suo ruolo sociale e che sia un luogo di libera ricerca e non un luogo di sfruttamento in cui la ricercatrici precarie non hanno neanche diritto alla maternità. Crediamo che la maternità non debba essere vissuta come un evento pregiudizievole per il mantenimento del posto di lavoro ma come un momento che ognuna di noi deve poter vivere serenamente.
Non capiamo come Cota e i suoi colleghi di maggioranza abbiano la spudoratezza di dirsi pro vita, famiglia e libertà quando attuano politiche sociali distruttive, sostengono il precariato, approvano contratti in cui si diminuiscono i permessi familiari, tolgono il tempo pieno, boicottano la RU486, favoriscono l'obiezione di coscienza di medici e farmacisti, smantellano e privatizzano il servizio sanitario e arrivano addirittura a negare il diritto alla salute ai migranti.
Chiediamo che la famiglia sia davvero tutelata e ciò sarà possibile solo se tutte le libere unioni di persone che si amano potranno condividere un percorso comune senza ostacoli. Vogliamo che tutti e tutte abbiano i mezzi per poterla creare come desiderano, indipendentemente dall'orientamento sessuale, dalle condizioni economiche e dal lavoro che svolgono.
Esigiamo che la vita non sia più messa in discussione. Difendiamo la vita di tutte quelle donne che morivano e muoiono tutti i giorni di aborto clandestino, la vita delle donne e degli uomini migranti che non possono curarsi per la paura di venire denunciati che devono avere libero accesso alle strutture sanitarie, la vita di chi in un futuro poterebbe non permettersi le cure in un sistema sanitario privatizzato.
Oggi, 19 giugno, è la prima tappa di un percorso che riunisce donne, migranti e associazioni LGBTQ nel comune interesse per la salvaguardia dei valori di laicità, autodeterminazione, antirazzismo e antifascismo.
Collettivo AlterEva

sabato 12 giugno 2010

DONNA SAPIENS

 

 MARTEDì 15 GIUGNO, ORE 15, PALAZZO NUOVO (VIA SANT'OTTAVIO 20)
presentazione del libro
DONNA SAPIENS
la Preistoria e la Storia viste con l'emisfero destro 
di Cristina Légivich (2010, Ed. Fermento)

L’avidità e l’ambizione di pochi, la schiavitù, le guerre e gli stupri di molti hanno sempre veramente fatto parte del nostro essere umani? I libri scolastici raccontano davvero la verità su noi stessi, sulle tappe e sugli eventuali errori del lungo cammino che chiamiamo Preistoria e Storia?
Come è avvenuto il complesso passaggio da un’unica Dea ad un unico Dio, da un cacciatore di animali ad un cacciatore di uomini, da una figlia dell’unica Dea alla grande esclusa della Storia, la donna di ieri e di oggi. Ricordando l’archeologa e mitografa Marija Gimbutas.

Seguirà dibattito con presente l’autrice.
 a cura delle Donne di Torino per l'Autodeterminazione
Collettivo AlterEva

giovedì 10 giugno 2010

SETTIMANA ALTEREVIANA....ASPETTANDO IL 19 GIUGNO!!

VENERDì 11 ORE 20:00 PARCO DEL VALENTINO
SANGRIA PARTY
autofinanziamento per il 19
....rebel with a cause!


MARTEDì 15 ORE 15 DAVANTI PALAZZO NUOVO

Presentazione del libro
DONNA SAPIENS

La Preistoria e la Storia viste con l’emisfero destro

di Cristina Légovich
(con dibattito , sarà presente l'autrice!!)

martedì 8 giugno 2010

SANGRIA PARTY!!!

VENERDì 13 GIUGNO ore 20
PARCO DEL VALENTINO(ZONA FONTANE)

Il Collettivo AlterEva vi invita a una serata tutta sangria in vista della manifestazione del 19 giugno "i diritti sono il nostro pride"!
Vi aspettiamo!

giovedì 3 giugno 2010

RU486 LIBERE DI SCEGLIERE





Apri gli occhi! Un video e una campagna informativa e controinformativa delle Donne di Torino per l'autodeterminazione. Perché ogni donna deve poter scegliere liberamente.

Presidio 5 giugno: AUTODETERMINAZIONE CONTRO L'OBIEZIONE!

Sabato 5 giugno presso la sede della Facoltà di Teologia, è stato organizzato un presidio in occasione della conferenza "Obiezione di coscienza in sanità: etica, deontologia e diritto", con il patrocinio della facoltà di Medicina, Università degli Studi di Torino, la partecipazione dell´Ordine dei Farmacisti di Torino e la lectio magistralis, tra gli altri relatori, di Carlo Casini, presidente e fondatore del Movimento per la Vita, associazione cattolica integralista anti-abortista.

Questo convegno è direttamente collegato al famigerato patto per la vita portato avanti dal presidente della regione Cota e ai due disegni di legge che sono stati presentati il 5 e il 12 maggio sull'obiezzione di coscienza per i farmacisti, uno sui contraccettivi di emergenza (cioè la pillola del giorno dopo)e l'altro più generico sull'obiezione in generale!

APPUNTAMENTO SABATO 5 GIUGNO ORE 8,30 IN VIA XX SETTEBRE 83

martedì 25 maggio 2010

STORIE AL FEMMINILE-DOCUME'

25 maggio ore 18.00 Martha, Memorie di una Strega
di Giovanni Calamari (ITA 2007 - 50’)
Martha è dura e imponente come le Dolomiti. Dolce e fragile come i
sentieri che tagliano l’altipiano dello Sciliar. Alla ricerca d’identità affronta
se stessa, il paese, la famiglia. La giovane donna che voleva i
pantaloni alla fine troverà la magia. “Sono una strega” dice. E poco
importa se qualcuno non ci crede.

25 maggio ore 20.00 Reinalda del Carmen, mia madre e me
di Lorena Giachino Torrens (CHL 2006 - 85’)
Una riflessione sull’amicizia, la maternità, la perdita. L’autrice cerca di
ricostruire la storia di amicizia tra sua madre che ha perso la memoria
due anni prima per uno scompenso diabetico, e Reinalda del Carmen
Pereira, sua migliore amica all’Università, detenuta e scomparsa durante
la feroce repressione cilena.

26 maggio ore 18.00 Tres Minutos
di Eva Baratta (ITA/ARG 2004 - 73’)
Quattro donne a Buenos Aires che
conducono vite molto diverse e durante
il giorno affrontano i propri
problemi. Ma per tutte arriva il momento
di fuggire in un altro mondo:
correre alla milonga e soddisfare un
desiderio, una necessità, anche se
soltanto per i pochi minuti che un
tango può durare
27 maggio ore 18.00 La Persona De Leo N.
di Alberto Vendemmiati (ITA 2005 - 87’)
“Avevo dodici anni, e seguivo già
questo istinto, solo che avevo
paura di far soffrire qualcuno…”.
De Leo N., come è nominata nelle
perizie psichiatriche che analizzano
la sua transizione da Nicola a Nicole,
oggi è quarantenne e finalmente
lotta nel tentativo di realizzare
quell’istinto

Associazione Documè
via sant'anselmo 25 torino
www.docume.org

sabato 22 maggio 2010

COMUNICATO STAMPA. "LA PILLOLA DELLA DISCORDIA"

"Oggi 21 Maggio all'interno dell'occupazione del Rettorato si è tenuto un dibattito organizzato dal Collettivo AlterEva, fatto proprio dall'assemblea degli studenti e studentesse dell' occupazione,sulla RU486 che ha visto l'intervento di Silvio Viale e Eleonora Artesio. Trovandoci in un contesto di creazione di libero sapere e autoformazione, abbiamo sentito la necessità, di approfondire attraverso un workshop, una questione che riconosciamo come pienamente politica.

Non si può non notare come il dibattito sulla pillola abortiva sia solo uno degli innumerevoli esempi di come il controllo sociale passi attraverso i corpi delle donne, riducendoli a strumento di ricatti politici.

Sostenere che assumere un farmaco al posto di sottoporsi ad un intervento chirurgico consenta alla donna di prendere lla decisione di abortire con più leggerezza, è per noi inaccettabile, così come il considerare l'aborto una colpa da espiare con dolore.

È per noi sconcertante come lo scontro politico e le ingerenze vaticane abbiano portato ad un introduzione così tardiva del farmaco in Italia rispetto agli altri Paesi europei.

Occorre considerare come tutto ciò si inserisca in un contesto più ampio in cui le soggettività gay, lesbiche, bisessuali e transgender vengono negate a favore di un'eterosessualità normativa e un modello di famiglia tradizionale basata sul matrimonio.

Manifestiamo il nostro dissenso contro le dichiarazioni del neo eletto governatore Cota che vuole promuovere l'inserimento del movimento per la vita nelle strutture ospedaliere e scolastiche.

La nostra occupazione in difesa dell'università pubblica nasce anche dalla volontà di creare un sapere critico, spazi di socialità altra fuori da logiche sessiste."

Le studentesse e gli studenti del Rettorato Occupato

giovedì 20 maggio 2010

RU486: la pillola della discordia. Questione medica o problema politico??

Venerdì 21 Maggio ore 18 al Rettorato Occupato.

Intervengono:
- Eleonora Artesio
Consigliera Regionale
Ex Assessore Regionale alla Sanità

- Silvio Viale
Docente della Facoltà di Medicina Molinette
Ginecologo dell'Ospedale Sant'Anna

a seguire workshop sui temi dell'incontro

Collettivo AlterEva
Medici Senza Bandiere

mercoledì 19 maggio 2010

I DIRITTI SONO IL NOSTRO PRIDE!!



TORINO SABATO 19 GIUGNO 2010


Le minacce sempre più forti che si levano, nell'indifferenza quasi generale, contro i diritti di tutte e di tutti ci hanno spinto ad organizzare una grande manifestazione unitaria di tutto il movimento LGBT, delle donne, dei migranti, dei laici e di quante/i ritengono fondamentali i diritti per la loro vita a Torino, SABATO 19 GIUGNO 2010.

Il titolo della manifestazione sarà "I diritti sono il nostro PRIDE" e vogliamo che sia un grande momento per ritrovarci insieme intorno ad alcuni valori forti che non vogliamo siano mai messi in discussione: AUTODETERMINAZIONE, LAICITA´, ANTIRAZZISMO e ANTIFASCISMO.

Per la salvaguardia di questi valori, che appaiono sempre meno condivisi dalla classe politica locale e nazionale, non possono schierarsi in modo frammentario singole parti della società civile, ma è interesse di tutte e di tutti concentrare in modo unitario l'azione politica.
Vogliamo manifestare per affermare diritti che riteniamo non negoziabili perché sono il fondamento delle libertà soggettive e collettive.

Diritto all’autodeterminazione su di sé e sul proprio corpo, che in concreto significa:

* esprimere liberamente il nostro orientamento sessuale e la nostra identità di genere
* libertà di amare e di scegliere come e con chi vivere
* scegliere se vogliamo essere o non essere madri
* scegliere come affrontare la malattia e anche la morte

Diritto a scegliere il luogo dove vivere, alla libertà di movimento e a non essere discriminati sulla base della nostra provenienza geografica

E anche

* diritto alla salute
* diritto ad una istruzione e a una formazione pubbliche e laiche per rimuovere le diseguaglianze
* diritto al lavoro e alla dignità di tutti i lavori senza discriminazioni e ricatti
* diritto ai beni comuni

Vogliamo che la manifestazione sia anche una festa, per esprimere con orgoglio le nostre molteplici differenze. Per questo abbiamo usato la parola PRIDE, che viene dalla storia del movimento LGBT, per estenderla a tutti i soggetti che oggi vedono messi in pericolo diritti che credevano acquisiti.
Invitiamo ad una straordinaria mobilitazione per far sentire la voce della società civile che vuole vivere in una Regione e in un Paese laici, antifascisti e che sostengono i diritti, la dignità e la libertà di tutte e di tutti.

Il Comitato 19 giugno
Promosso da: Donne di Torino per l’Autodeterminazione e Coordinamento Torino Pride LGBT


per adesioni: comitato19giugno@gmail.com

MANIFESTI DISCRIMINATORI ALL'UNITO!




«Troviamo indecenti le metologie comunicative utilizzate dalle liste “Studenti per la Libertà” e “Azione Universitaria”, nelle quali si crea una ovvia e offensiva analogia tra il corpo femminile e il “il giusto cocktail per l’Università”», dichiara il collettivo AlterEva, collettivo interfacoltà che si occupa di tematiche di genere, che in collaborazione con la consigliera di fiducia dell’Unito ha aperto uno sportello anti-molestie, vessazioni e discriminazioni.

«Abbiamo denunciato il messaggio contenuto nei manifesti elettorali per il CNSU alla Consigliera di Fiducia e al Comitato Pari Opportunità dell’Università degli Studi di Torino. Pensiamo che una struttura pubblica – specialmente un’università – debba difendere la dignità della persona e promuovere le differenze senza permettere vergognose strumentalizzazioni del corpo della donna, ora addirittura utilizzato come mezzo di becera propaganda elettorale».

mercoledì 10 marzo 2010

é nato il blog di AlterEva!

Benvenute e benvenuti!
ecco il blog del Collettivo AlterEva. Qui potrete trovare tutte le informazioni sulle nostre attività, curiosità, notizie e materiale delle passate iniziative!